Lo stimulus-stimulus pairing (SSP)

Quale variante della procedura utilizzare secondo le evidenze scientifiche?

Lo stimulus-stimulus pairing (SSP) è una procedura utilizzata per aumentare il numero e la varietà di vocalizzazioni in bambini con limitato repertorio vocale.

A partire dalla metà degli anni ’90 sono stati pubblicati diversi studi con la finalità di indagare la validità di tale procedura e le differenti varianti della sua applicazione.

Shillingsburg e i suoi colleghi hanno recentemente pubblicato su “The Analysis of Verbal Behavior” una review di 13 articoli pubblicati tra il 1996 ed il 2014 con oggetto l’SSP.

STIMULUS-STIMULUS PAIRING (SSP)

Lo sviluppo del comportamento verbale comincia, secondo una cornice comportamentale, quando un infante inizia a produrre suoni attraverso comportamenti riflessi come il pianto o il tossire. Queste risposte rafforzano la muscolatura con conseguente aumento della frequenza e della varietà dei suoni prodotti. Inoltre i genitori solitamente appaiano il linguaggio vocale con la presentazione di stimoli rinforzanti come attenzione o cibo o con la rimozione di stimoli avversivi (es. cambiare il pannolino). Questo ripetuto appaiamento tra i suoni prodotti dai genitori e stimoli rinforzanti permette nel tempo di stabilire i suoni vocali come forma di rinforzatori condizionati.

Dopo l’effettivo verificarsi del pairing, la produzione da parte del bambino di suoni topograficamente simili a quelli prodotti dai genitori agisce come forma di rinforzo automatico sul comportamento che ha prodotto gli stessi suoni (per un approfondimento leggere Palmer (2006) “Achieving parity: The role of automatic reinforcement” )

Un ruolo fondamentale nello sviluppo tipico del linguaggio è esercitato anche dal rinforzo positivo socialmente mediato delle risposte vocali apprese. I genitori e la comunità di appartenenza del bambino, infatti, inizieranno a selezionare (rendendo disponibile rinforzatori come attenzione, contatto oculare, cibo etc.) determinate risposte vocali che più assomigliano a quelle facenti parte della lingua parlata dalla comunità di ascoltatori iniziando a costruire, attraverso processi di shaping e rinforzo differenziale, un repertorio vocale maggiormente complesso.

La procedura di SSP può essere utilizzata per aumentare il repertorio vocale in bambini che mostrano un bassissimo repertorio di risposte vocali, appaiando ai suoni prodotti dall’adulto degli stimoli efficaci come rinforzatori (es. cibo, attenzione etc.) ricreando in maniera controllata il processo di sviluppo naturale delle prime risposte vocali nel bambino. Stabilire un repertorio minimo di risposte vocali può permettere in seguito di portare tali risposte sotto il controllo ecoico e successivamente utilizzare procedure di trasferimento di controllo dello stimolo per insegnare altri operanti verbali (es. mand, tact, intraverbali).

Indipendentemente dalle differenti varianti della procedura disponibili in letteratura, la procedura di SSP  prevede che:

  1. Il terapista presenti un suono vocale al bambino
  2. Il suono venga presentato contemporaneamente o con minima distanza temporale con la consegna di uno stimolo rinforzante (es. cibo, attenzione, interazione fisica)

L’obiettivo della procedura è di stabilire specifici suoni come rinforzatori condizionati.

Shillingsburg e i suoi colleghi hanno riassunto, attraverso la loro analisi, differenti varianti della procedura di SSP. Negli studi presi in esame sono state identificate varianti procedurali per:

  • Suono target presentato: suoni non presenti nel repertorio del bambino vs. suoni già presenti ma emessi con bassa frequenza
  • Numero di ripetizioni emesse dal terapista durante ogni trial di pairing: solitamente 1 ripetizione vs. 3 ripetizioni del suono target per ogni consegna del rinforzatore. Tuttavia in alcuni studi sono state presentate anche 5 o 7 ripetizioni con consegna del rinforzatore tra i trials presentati
  • Tipologia di procedura di pairing utilizzata: presentazione del suono target seguita immediatamente dalla consegna del rinforzatore (trace pairing) vs. presentazione contemporanea del rinforzatore e del suono target (simultaneous conditioning) vs. presentazione del suono target seguita dalla consegna del rinforzatore e da ulteriori trial di appaiamento del suono target (delayed conditioning).

Nello studio vengono analizzati anche ulteriori parametri utilizzati nelle diverse varianti della procedura come numero di pairing al minuto, controllo per consegna del rinforzo accidentale per i comportamenti target, tipologia di stimoli di valore utilizzati per il pairing.

Al termine della loro analisi Shillingsburg e colleghi indicano come le ricerche mostrino un effetto moderato dell’intervento in persone con ritardo del linguaggio. Nello specifico i risultati migliori sono stati ottenuti:

  • In bambini con meno di 5 anni
  • Utilizzando una procedura di delay pairing
  • Controllando eventuali consegne del rinforzo “accidentali” durante la procedura

Gli autori concludono affermando come gli studi fino ad ora pubblicati non rappresentino una base di ricerca sufficientemente solida per consigliare una specifica variante della procedura nella pratica clinica.

Ulteriori dettagli, dati raccolti ed una approfondita analisi di tutte le varianti della procedura possono essere trovati nell’articolo originale:

Stimulus-Stimulus Pairing to Increase Vocalizations in Children with Language Delays: a Review (M. Alice Shillingsburg , Diane L. Hollander, Rachel N. Yosick, Crystal Bowen, Lori R. Muskat)

L’articolo, pubblicato nel volume di Ottobre 2015 in “The Analysis of Verbal Behavior”, può essere visionato a questo indirizzo: http://link.springer.com/article/10.1007/s40616-015-0042-2

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Scritto da: Dr. Daniele Rizzi (BCBA®)

Il Dott. Daniele Rizzi è Psicologo ed Analista del Comportamento con certificazione BCBA dal 2011. Collabora con l’Associazione ALBA Onlus di Pescara seguendo come Supervisore i programmi di intervento ABA per  bambini, adolescenti e giovani adulti con Disturbo dello Spettro Autistico ed altre disabilità. E’ Direttore Clinico del Centro Diurno per l’Autismo “Casa dei Sogni” a Pescara. Con l’Associazione ALBA è relatore in corsi di formazione rivolti a Docenti, Professionisti e Genitori ed ha collaborato all’organizzazione di seminari e workshop formativi tenuti da relatori internazionali in Abruzzo. E’ referente delle attività didattiche e docente presso i Master ABA organizzati dal Consorzio Universitario Humanitas e l’Università LUMSA. Ha presentato ricerche e contributi in convegni nazionali e internazionali. I suoi principali campi di interesse sono l’Analisi del Comportamento Verbale e l’insegnamento di abilità funzionali.